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Specializzato in architettura e in ingegneria militare, allievo dell’Alessi, Maestro d’arme e di torneo, Ascanio della Corgna riassumeva in lui la veemenza del capitano di ventura non distolta, ma ingentilita, da quella vena umanistica tipica del Rinascimento, presentandoci un figura di condottiero impavido ma scaltro, violento e diplomatico, altero ma anche colto parlatore, aggressivo ma anche sostenitore delle lettere e mecenate. La sua famiglia era originaria della zona di Pischiello vicino a Passignano, ma probabilmente Ascanio nacque a Roma il 31 luglio 1514 da Francesco di Berardo Dalla Corgna e Madonna Giacoma del Monte, e a Roma visse la sua adolescenza preso la famiglia materna e lo zio cardinale (il futuro Giulio III), alternando le discipline sportive- soprattutto la pedana tanto da diventare abilissimo ed imbattuto spadaccino- agli studi classici e di architettura.
Data la sua già raggiunta fama negli ambienti militari viene quasi subito scarcerato, ma non perdona al Carpegna la brutta azione, ed aspettatolo davanti alla Cattedrale di S.Petronio: lo provoca al duello, umiliandolo con tale maestria che il Carpegna riuscì a salvarsi soltanto accettando di chiedere perdono. Ascanio torna provvisoriamente a Perugia, e negli anni che seguono è impegnato a rafforzare il suo carnet di imprese: è al fianco di Pietro Strozzi subito dopo l’uccisione di Alessandro de’ Medici nel tentativo di restaurare la Repubblica fiorentina; il 31 luglio del ‘37, giorno del suo 23’compleanno, è uno dei pochi a riuscire a salvarsi dalla disfatta di Montemurlo; l’anno seguente viene richiesto da Venezia che sta tentando di riprendersi Castelnuovo di Cattaro caduto in mano ai Turchi. Il 27 ottobre 15388 l’esercito veneziano attacca la fortezza turca e la conquista in tre ore. Del Della Corgna il suo contemporaneo storico, Leone Pascoli, riferisce che “ montò vittorioso sulla breccia con tanta strage di nemici che non più i vivi ma i morti gli contrastavano la salita”.
Scoppia intanto a Perugia quella che resterà nella storica come “La Guerra del Sale” contro il papa Paolo III, ed Ascanio è di nuovo in prima fila incaricato della difesa di Torgiano. Riuscirà molte volte a respingere gli attacchi delle truppe pontificie guidate dal figlio del papa, Pier Luigi Farnesee, il quale è talmente conquistato dalle doti guerriere del suo rivale da fargli notificare al sua ammirazione. Torgiano non può resistere all’assedio, difettando di viveri e munizioni, ma Ascanio riesce ad ottenere una resa onorevole, ed all’ incontro con il Farnese si sente offrire un grado e una compagnia nell’esercito che aveva appena combattuto. Ascanio della Corgna accetta, ed è contro Ascanio Colonna, prima a Rocca di Papa e poi a Paliano. Il Colona capitola ed il perugino viene inviato a Parma, Rimini e Piacenza come Capitano della guarnigione, e si avviale delle sue doti di architetto militare per restaurare e migliorare le fortificazioni.
Ma in quel periodo non c’è guerra in Italia ed Ascanio approfitta della conoscenza con Francesco I Re di Francia per porsi subito al suo servizio, andando a combattere alla frontiera spagnola; pochi mesi dopo è con l’esercito imperiale di Carlo V, al comando di 500 fanti, contro Re Francesco. Un’insubordinazione del capitano Giovanni Taddei, che non accettava la superiorità di grado del perugino, pone le premesse di quello che rimarrà un duello celebre, ben rappresentato negli affreschi castiglionesi di Palazzo Corgna . Raggiunto a Firenze il “ribaldo”, Ascanio gli fa pervenire un regolare atto di sfida, che viene accettato. Il 26 maggio 11546, in un campo messo a disposizione dall’Orsini, con una cornice di circa 3.000 persone del “bel mondo” dell’epoca, ha luogo il duello che verrà immortalato dalla relazione scritta che ne fece il Conte di Pitigliano, giudice di campo.
Dopo averlo due volte ferito il Della Corgna trafigge con una stoccata precisa Giovanni Taddei, passandolo da parte fra le opzione dei presenti, sempre pronti, in quell’epoca di tornei cavallereschi e di esasperato militarismo, a riconoscere la maestria nell’uso delle armi. L’alleanza fra Paolo III e Carlo V contro le armate dei protestanti e degli amalkadici gli consente questa volta di non avere dubbi sulla scelta della bandiera e va a combattere in Germania sotto il Cardinale Farnese, ma deve rientrare prima che sia finita la guerra del papa che lo invia a governare la città di Ancona con il titolo Colonnello. Nel 1550 sale al pontificato con il nome di Giulio III Gian Maria Ciocchi, lo zio materno di Ascanio e Fulvio della Corgna, ed Ascanio si divide fra la amministrazione delle sue terre in Castiglione del Lago e Città della Pieve e i nuovi incarichi, questa volta diplomatici, che il papa gli affida.
Nel novembre del 50 è Inviato Pontificio al seguito della Regina di Boemia; l’anno seguente è Ambasciatore pro-tempore a Parigi; repressa la sua carica militare espugna Castro contro Orazio Farnese; nel 1552, a causa della rivolta di Siena, viene richiesto da Carlo v e torna a combattere sotto la bandiera imperiale con grado di Generale Capitano di 4.000 uomini e conquista proprio la sua vicina Chiusi, impresa che non gli verrà perdonata. Nel’53 è agli ordini del Vicerè di Napoli; ma a Montalcino un colpo di archibugio lo costringe ad un periodo di convalescenza nella sua Castiglione. Nel dicembre dello stesso anno torna in attività ed è di nuovo contro Siena - un invito che non sa mai rifiutare - questa volta ribellatasi a Cosimo I de’ Medici, e conquista i castelli di Chianciano e Lucignano, finché nelle notte tra il giovedì e il venerdì santo del 1554, cade in un agguato dei senesi dentro le mura di Chiusi e viene fatto prigioniero.
Ma era pur sempre il nipote del papa, e pertanto un prigioniero che scottava: trasferito prima a Porto Ercole, i senesi se ne lavarono poi le mani inviandolo in Francia, dove il re fece molto pregare per liberarlo su richiesta di Giulio III. Più di un anno di prigionia per Ascanio che, tornato in patria, fu diffidato dal pontefice a cacciarsi in nuove avventure, e per tenerlo quieto a Roma gli fu concesso il titolo di Custode della Santa Chiesa, il che equivaleva al governatore della città. Muore però Giulio III, e dopo un solo mese di pontificato di Marcello II, fu eletto il napoletano Carafa con nome di Paolo IV, papa particolarmente ostile ai Della Corgna Malgrado Ascanio fosse stato Guardiano Responsabile del Conclave e governatore di Roma, L’ottantenne violento pontefice non gli perdonò la sua amicizia con i sovrani dell’epoca, e particolarmente con Carlo V, né perdonò al fratello, il cardinale Fulvio, l’aver osteggiato la sua elezione durante il Conclave.
A questi fu infatti tolto il vescovato di Spoleto, ed Ascanio fu privato di Castiglione del Lago e di Città della Pieve, ma il bellicoso pontefice non poteva alienarsi del tutto il condottiero, della cui valentia militare aveva bisogno ed ai primi del 1556 infatti gli affida un esercito per sedare la rivolta del Conte Bagno di Romagna, impresa che Ascanio compie in meno di un mese conquistando quattro castelli. Nessuna riconoscenza da parte del papa, anzi un’accusa di tentato tradimento per aver accarezzato l’idea di riprendersi Castiglione con le armi (intenzione credibilissima, malgrado le reiterate proteste di Ascanio). Comunque, e non senza difficoltà, Ascanio riesce ad ottenere il Generalato di Cavalleria dell’esercito pontificio e, nel clima di guerra imminente contro il viceré di Napoli, viene inviato a nettuno e Velletri con l’incarico di effettuare un sopraluogo alle fortificazione.
Mentre è a Velletri viene richiamato d’urgenza a Roma, ma, diffidando dell’invito, si finge febbricitante; avvisato dal fratello Fulvio che una scorta di armati è partita per ricondurlo a Roma - gesto che il cardinale pagherà con la prigione - riesce praticamente da solo, a sfuggire agli armati fuggire a Gaeta e quindi rifugiarsi a Napoli presso il Duca d’ Alba, suo nemico del giorno prima. Fuga naturalmente sgraditissima al pontefice che condanna Ascanio in contumacia per tradimento, lo scomunica, confisca tutti i suoi averi, quelli di suo fratello e dell’intera famiglia. Inizia il 1/ 1/ 1557 la guerra fra stato pontificio ed il Regno di Napoli, con Ascanio Della Corgna al fianco del viceré e la nomina a maestro di Campo Generale; guerra in cui si distingue che, una volta pervenuti alla vittoria, il duca d’Alba dichiarerà al suo sovrano “Vostra maestà abbi il Regno di Napoli dal signor Ascanio, non da me“ .
Conquista Porcigliano ed Arlea, va a difendere Nettuno che si era ribellata al papa ed era assediata dalle sue truppe, tenta perfino l’attacco a Roma, ma riceve l’ordine di ritirarsi e, irritato, si sfoga contro Ostia con stringendola a una dura capitolazione. Il papa è costretto a chiedere la pace, ed Ascanio si trova, per così dire, senza beni e senza lavoro: Filippo II lo invia in Fiandra e poi nell’Italia del Nord con l’incarico di ristrutturare le rocche e i posti di frontiera, lavoro che assolve così bene da ricevere il titolo di “Capo delle Fortificazioni di tutti i regni di Filippo II”, e che gli frutta una pensione annua di 7.000 scudi d’oro. Il 18 agosto 1559 muore l’esecrabile parafa, ed Ascanio, che alla notizia del papa agonizzante era rientrato in Italia, si riprende Castiglione e Città della Pieve con le armi (nel senso che si era presentato con le sue truppe, ma non fu necessario usarle poiché fu accolto molto festosamente).
Il 25 agosto è a Roma a perorare la sua causa in attesa dell’elezione del nuovo pontefice il quale fu, dopo cinque mesi di conclave, Gianangelo Medici, che prese il nome di Pio IV. Sottoposto a revisione il processo contro Ascanio ed assolto da tutte le accuse, gli viene revocata la scomunica ed è reintegrato in tutti i suoi possedimenti e titoli; inoltre ebbe l’incarico di rivedere e migliorare le fortificazioni della stessa Roma. Ma altre soddisfazioni lo aspettano: a Perugia viene eletto “primus mercator”. E cioè capo supremo del Magistrato, e il 17 novembre 1563 gli viene conferito dal Papa il titolo di marchese di Castiglione e del Chiugi, anche se soltanto per quattro generazioni. Periodo di una certa importanza per il Trasimeno occidentale, ma anche pieno di risentimenti e ribellioni da parte del contado, trattati con sufficienza e sottoposti a gabelle e tributi di notevole entità.
In effetti il temperamento di Ascanio, megalomane, sprezzante ed altero, lo portava più ad agire da feudatario che non da governatore. Le proteste e alle lamentele di gran parte degli abitanti del Chiugi, provocarono un’inchiesta nell’ aprile del 1564, che si concluse nel gennaio del’65 con l’arresto di Ascanio della Corgna in castel S. Angelo. Probabilmente a Roma erano semplicemente stanchi delle ribalderie del “ dilectus filii Ascanium Corneum”, poiché al processo si contestano al marchese tutta una serie di malefatte, ripescando anche quelle giovanili (omicidi tentati e consumati, bastonature, sequestri di persona, tentativi di violenza carnale, soprusi, ecc..), e soltanto per l’intercessione dei suoi potenti amici e re Ascanio riesce ad evitare la scure e se la cava con un’altissima multa (25.000 scudi). A sollecitare il papa a risolvere il processo in questo senso fu—per fortuna di Ascanio – l’occasione dell’assedio di Malta da parte dei turchi e la richiesta urgentissima che fece di lui il governatore Gran Maestro La Vallette.
Appena libero, il Della Corgna arruola truppe – 400 uomini quasi tutti perugini, fra i quali il suo giovani nipote ed erede Diomede >– parte per Malta dove riceve il titolo di Maestro di Campo Generale e si distingue talmente in quell’impresa da essere considerato uno dei salvatori dell’isola. Successo che gli frutta inoltre una ricompensa di 50.000 scudi dal Re Cattolico, ed una ferita che lo riporta per un po’ di tempo a Castiglione. Comincia il periodo che potremo definire casalingo di Ascanio, che si dedica a ristrutturare e migliorare la sua Castiglione. In Italia nel frattempo aumenta la preoccupazione per il pericolo turco con la cattura delle navi veneziane e l’occupazione di Cipro, e la Lega Cristiana, formata da Repubblica di San Marco, Stato Pontificio e Regno di Spagna, investe Ascanio della Corgna del titolo di Maestro di Campo Generale delle Fanterie. Al consiglio di Guerra che si tenne a Messina fu Ascanio a preparare il piano di battaglia e fu lui ad ordinare l’uscita della flotta cristiana che il 7 ottobre 1571 incontrò a Lepanto quella chiara vittoria che fa parte della storia d’Europa.
Fu però la sua ultima impresa; mentre Roma si apprestava a festeggiare il salvatore della cristianità, il suo fisico, già notevolmente provato, non resistere al freddo sofferto in mare e durante il viaggio di ritorno si ammalò gravemente, finche si spinse il 3 dicembre 1571 in casa del fratello Fulvio. Tanto era diventato celebre che il suo corpo fu imbalsamato, la cassa venne fatta ricoprire dal fratello con una coperta intessuta con fili d’oro, ed il papa stabili che le spese per le esequie solenni fossero sostenute dalla Camera Apostolica. La sua salma tutt’ora riposa nella Cappella dei Della Corgna all’interno della Chiesa di San Francesco in Perugina.