I Funerali

Era l’alba del giorno 3 dicembre 1571, quando il Marchese “restò privo di vita, cessando al tempo stesso di vivere e di vincere”, come scrisse un cronista dell’epoca, con azzeccata retorica. Aveva solo 57 anni; ma d’altronde questa era l’età, pocopiù pocomeno, per morire a quell’epoca. Grazie a Dio, nonostante le mie tremende coliche, i miei scassati reni, sono sopravvissuto molto più io, che sono alla vigilia dei versi i venerabili 70. La Reverenda Camera Apostolica si prese massima cura del suo Maestro di Campo e del relativo cadavere. Le esequie si tennero in San Pietro e alla fine della Messa il feretro fu esposto sul sagrato: i dignitari, gli ufficiali, ma anche la semplice folla di cittadini romani, vi sfilarono innanzi, in gran numero. Poi il Segretario di Stato provvide all’ imbalsamazione, perché ora Ascanio avrebbe dovuto affrontare l’ultimo viaggio fino a Perugia. Che avvenne nel seguente modo, a spese e cura del Vaticano. La lettiga era imbottita dentro di damasco rosso e coperta fuori di broccato d’oro. Era trascinata da due muli coperti di velluto nero e scortata da quindici soldati a cavallo e da staffieri in uniforme nera.

La seguimmo noi, compatrioti o amici o soldati del Marchese, in carrozza nera o a cavallo in lutto.... Le città per le quali sarebbe passato il corteo erano state avvertite, in modo che, di giorno o di notte e dovunque passava le autorità civili, militarei e religiose oltrechè la folla dei borghesi e dei popolani, gli facesse ala con fiori e stendardi di giorno, con torce e ronde di notte, e sonassero le campane di tutte le chiese che incontrava..... Giunse finalmente il feretro a Perugia.... “Il giorno 11 dicembre, con pompa straordinaria, per la spesa di 4000 scudi il cadavere fu portato da San Pietro a San Francesco dei conventuali. Dopo i religiosi venivano dodici giovani gentiluomini perugini i quali vestiti con cappe, saje, berrette, ricoperti di velo nero sino a terra, trascinavano dodici bandiere con croce rossa con l’arme del Marchese ed eran tramezzati da tamburi vestiti di nero che sonavano lentamente mentre marciavano. Dopo questi venivano l’armi dei fanti con un bellissimo corsaletto dorato con spada al fianco, che portavano il Conte Gilberto degli Oddi e il Conte Uguccione Bigazzini.

Jacopo degli Oddi portava lo scudo dorato, Trailo Signorelli la spada, Ascanio Montesperelli la celata, Signorello Signorelli la picca e il capitan Lorenzo Consoli una sopravveste di velluto cremisi guarnita di broccato e trine d’oro. Dopo di ciò venivano cinque cavalli coperti di nero, tramezzati da quattro capitani vestiti di nero. Trascinavano quattro carretti da cavallo con croce rossa in mezzo e quattro trombetti che davan debolmente fiato alle trombe. Il capitano Fabio Villani e il capitano Annibale Sisti guidavano il cavallo del Marchese per le redini... E dopo veniva su un lettuccio di velluto nero con coperta di tela d’oro, il corpo del defunto tutto vestito di nero con robone foderato di zibellino, con spada a lato, con 22 mute di sei persone per volta destinate a portarlo, seguito da 200 fanciulli vestiti di nero con torce accese in mano. Dietro il defunto veniva il capitano Piergentile Tidei Vice Marchese di Castiglione con tutta la famiglia del Marchese in fila per due; e infine il Magistrato dei Priori, gli Auditori del Cambio, l’Università dello Studio e infine i suoi sudditi e il popolo della città.”
da "Il Signore del lago" di V.Cattani - Edizioni Duca della Corgna

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