E’ indubbio che Ascanio della Corgna sia stato un personaggio molto più noto nel suo secolo che in quelli successivi, coperto come fu in seguito da nomi più illustri e altisonanti: nella guerra ad esempio Vicereame di Napoli e Stato Pontificio, l’esito favorevole venne attribuito al Duca d’Alba, generale con molte paure e tentennamenti, il cui unico merito fu la fortuna circostanza che condusse preso di lui l’esiliato “signor Ascanio”; e nella battaglia di Lepanto Don Giovanni d’Austria, a cui andò l’onore della vittoria, in realtà segui da lontano tutti i suggerimenti che il Della Corgna gli indicava. Lo dimostra la richiesta scritta fatta da Don Giovanni d’Austria ad Ascanio il 25 agosto del ’71 e la lunga risposta che ricevette con le precise indicazione che vennero scrupolosamente eseguite; lo dimostra il fatto che fu Ascanio a far muovere la flotta cristiana dal porto di Messina quando lo ritenne opportuno, dopo aver personalmente ideato, scrive il Crispolti, “tutto il piano di battaglia disegnandone l’ordine fino a galea per galea”.
Qualche anno prima il merito del Gran Soccorso di Malta andò Don Garcia de Toledo, che fra l’altro neanche partecipò alla battaglia, ma il Balbi, nel suo resoconto dell’evento storico, scrive: “Ascanio Della Corgna, Maestro di Campo Generale, soldato di grande perizia ,che era stato prigioniero del Papa Pio IV nel Castel S .Angelo di Roma. Don Garcia aveva dovuto usare tutta la sua influenza, che dal Re gli veniva, per pregare il Papa di liberarlo e consentirgli di far parte della spedizione”. Ed il Papa dovette acconsentire poiché senza Ascanio non si partiva: i fatti interni pontifici dovette lasciare il posto a ragioni di stato europee.
La sveltezza della sua spada era di cosi vasta notorietà che ben 3.000 persone si misero in viaggio da Roma, da Firenze,da Perugia per assistere al suo duello con il Taddei, in un terreno messo a disposizione da Giovanni Francesco Orsini, Conte di Pitigliano, che sarà anche giudice di campo, assistito dal Duca Ottavio Farnese e dal Conte di S. Fiora.
E un problema serio dovettero affrontare i senesi passata l’euforia della sua cattura: cosa fare di un personaggio cosi prestigioso? Non potevano giustiziarlo, non potevano neanche tenerlo prigioniero troppo a lungo, eppure era uno dei loro nemici più irriducibili: prima lo trasferirono a Porto Ercole con una scorta di 1.000 fanti e 100 cavaliere (numero giustificato dall’importanza del prigioniero, non per la paura di un eventuale tentativo di liberarlo in quei tempi Ascanio ancora delle truppe sue),poi lo regalarono al Re di Francia, suo amico e devoto al papa suo zio.
Ma l’avvenimento che più di ogni altro avvalora la portata della sua fama fu la solennità dei suoi funerali che durarono ben nove giorni. Dopo i primi quattro durante i quali la salma fu esposta a Roma, per i successivi tre di viaggio il Papa dette ordine di far suonare la campane a morto di tutte chiese dove passava il feretro, ed ai vescovi di Narni e di Todi di andargli incontro lungo la strada.
A Perugia poi la bara fu portata a spalla da sacerdoti e nobili che cambio ben dodici volte, tanto lungo fu il percorso che toccò tutte le porte e i quartiere della città. Il feretro era seguito dai Priori vestiti con mantelli neri, da quasi tutta la popolazione della città e da molti della campagna, soprattutto da quel suo marchesato che non si era mai riuscito a godere.
Fu decisamente un uomo grande nel suo tempo; era il più valido architetto militare del’500 e provvedete a migliorare le fortificazione di mezza Europa; era amato e rispettato dai suoi soldati, perché, se li comandava è vero con altero distacco, era sempre però il primo a precipitarsi sugli spalti o dove più violenta era mischia: fu l’unico generale cristiano ad impegnarsi in combattimento aperto a Lepanto, e fu la sua presenza ed il suo esempio a ribaltare le sorti di una battaglia che fin dall'inizio sembrava compromessa. Fu amante delle arti, soprattutto della pittura e della poesia; fine umanista aveva fatto anche studi classici ed a 18 anni fu annoverato fra i Savi dello Studio Perugino.